L’infinito valore della natura (a proposito dell’iperico)
Oggi si sente parlare spesso di cure naturali, di salvaguardia e riscoperta della Natura, ma per la stragrande maggioranza delle persone rimane un discorso vuoto, privo di significato, se non viene mai approfondito e messo in pratica. E’ vero che le ultime 2 - 3 generazioni, educate dentro i muri delle scuole cittadine, non riescono a riconoscere più di 10 piante diversi, e poco o nulla sanno sull’importanza del plancton marino o sull’inquinamento della ionosfera; ma il problema di fondo è che non c’è nessuno veramente intenzionato a cambiare le cose. Il discorso “bio” o “naturalista” che oggi viene tirato in ballo dai mass-media, addirittura dalle case farmaceutiche e alimentari o da altri gruppi di potere, non è sincero e persegue scopi politici, economici o pubblicitari, badando bene a non dare un’informazione in più, che possa nuocere i loro interessi o quanto meno rendere autonome le persone che la ricevono.
...ma vogliamo veramente capire la Natura?
Domanda sbagliata (perché il fatto di capirla, già la presuppone lontana, non facente parte di noi) ma nel contempo necessaria, perché siamo troppo abituati a far passare tutto tramite il filtro della mente. Quindi se vogliamo capirla, iniziamo a riconoscere che la Natura è il risultato di un lungo percorso di auto perfezionamento e presa di conoscenza, che ha alle sue spalle miliardi di anni di prove, errori e correzioni fino ad arrivare a noi. Questo fa di ogni individuo di Natura una meraviglia di per sé. Di conseguenza, quando oggi vediamo una semplice erba, come l’Iperico di cui parleremo a lungo dopo, stiamo vedendo un essere che rappresenta un vero traguardo dell’ evoluzione, che ha risolto i suoi conflitti e che ha raggiunto un grado tale di equilibrio e saggezza che lo rende praticamente perfetto, sia nella sua composizione che nella sua energia. Ed è precisamente in questa armonica perfezione che il Naturopata va a cercare le forze che servono per aiutare a riequilibrare le nostre funzioni fisiche e psichiche.
Come fa l’uomo odierno a fidarsi di più di un prodotto chimico fatto in laboratorio, solo perché le viene proposto da una persona in camice bianco, anziché del perfetto individuo di Natura che sarebbe già pronto ed in grado di aiutarlo nella sua auto guarigione, è una cosa che non ho mai capito, ma riflette benissimo quanto siamo diventati presuntuosi della nostra “scienza” attuale e ignoranti nel riguardo della Natura.
Non prendere in considerazioni i doni della Natura, è veramente offensivo nel confronto di tutto il lavoro che ci ha preceduto. “Dio non gioca a dadi” diceva Einstein, per spiegare che la Natura non fa niente a caso né senza un scopo, operando sempre per le vie più semplici ed in grande economia. La “farmacopea” del Signore ed il suo laboratorio di ricerca, hanno miliardi di anni di lavoro alle spalle. Snobbare il potere di una pianta o di un cristallo è rinnegare il potere degli archetipi che in essi si manifestano. L’accecante superbia del uomo attuale nasce della sua ignoranza ed è il più grande peccato delle ultime generazioni.
La saggezza dell’iperico
La pianta di cui parleremo oggi, oltre i suoi innumerevoli usi e benefici, è anche un vero antidoto contro la superbia. Ma per capire l’individuo Iperico, come qualsiasi altro elemento della Natura, bisogna partire della sua simbologia. La leggenda narra che l’iperico sarebbe nato dalle gocce di sangue cadute dal corpo di Prometeo, che incatenato ad un masso sul Caucaso riceveva ogni giorno l’attacco di un aquila che le rodeva il fegato. Prometeo, era stato così severamente punito da Giove per aver rubato il fuoco (simbolo della luce e del sapere degli Dei) per portarlo agli uomini, sfidando con la sua audacia e astuzia l’ordine stabilito dal Dio dell’Olimpo.
La rabbia e la collera di Giove (qualità negative del fegato) contro l’eccesso di volontà, spavalderia e superbia (qualità negative del cuore) del mortale Prometeo. Osservate bene: eccesso di fegato vs eccesso di cuore. Giove lo imprigiona e gli riserva una tortura che colpisca proprio il fegato, l’organo che rappresenta il coraggio, e la capacità di pensare e di agire materialmente. Messo in queste terribili condizioni, Prometeo dovrà trascendere sia la tortura fisica che l’immagine della sua sconfitta, ridimensiona la sua volontà di azione voltandola verso l’interno, verso il suo cuore, verso il suo spirito, fino a trovare una nuova consapevolezza, ricollegandosi con il tutto e sostituendo la superbia con l’amore. Ed è lì che la sua goccia di sangue cade in terra per far nascere l’Iperico, la cui etimologia iper-ikonan significa “oltre l’icona” , oltre l’immagine mentale, in perfetta linea con il nome di Prometeo che significa colui- che-prevede, che sa prima (della mente), cioè: il cuore.
La leggenda ci permette ci capire la simbologia archetipica dell’Iperico, pianta di doppia segnatura solare e gioviniana allo stesso tempo, in tanto nata dalla contrapposizione di Giove e Sole, di fegato e cuore, di Sagittario e Leone, ma nata proprio per equilibrare gli eccessi e ristabilire l’armonia fra entrambi. Come pianta gioviniana la vedremo agire sul Sistema Nervoso, e sull’asse ipotalamo - ipofisi – adrenalina, su tutta la funzionalità riguardante il fegato, sui muscoli, tendini e tutto ciò che ci protegge, compresa la pelle.
Come pianta solare su tutte le patologie che riguardano il petto, il cuore, e gli eccessi di sole (bruciature, macchie della pelle ecc), ma soprattutto come donatore di armonia, pace e chiarezza interiore, motivo per il quale è stata soprannominata scaccia-diavoli, capace di allontanare i tormenti della nostra mente.
L’iperico è anche conosciuta come l’erba di San Giovanni, ma non solo perché la sua fioritura principale avviene intorno al solstizio d’estate, dove la tradizione cristiana ha voluto indicare la nascita del grande Battista, ma perché è la pianta che segna l’equilibrio tra i tre fuochi. I colori stessi del’iperico simboleggiano il passaggio evolutivo in essa dell’elemento fuoco: dal giallo brillante e dorato dei suoi fiori, al rosso sangue dell’ipericina, al candido celeste del suo olio essenziale. Il fuoco che partendo da Ariete (sole giovane) cala nel profondo rosso del nostro cuore (Leone: sole interiore) per arrivare al azzurro dello spirito libero in cielo (Sagittario che trascende l’astrale).
D’altronde, San Giovanni, nato sotto il segno del Cancro (acqua), diceva “io solo vi battezzo con l’acqua, chi viene dopo di me, vi battezzerà con il fuoco”, stando a significare la triplice prova del fuoco che tutti siamo chiamati a passare prima o poi, e che affronteremo meglio se solo ci ricorderemo di avere a disposizione, o dentro di noi, la saggezza e l’esperienza dell’iperico.
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